Il problema del Tempo permea tutto il testo. Del resto, lo dice già il titolo: Geografie. È infatti il movimento dentro le dimensioni spaziali a ‘creare’ il tempo e non esiste tempo senza geografia. Lo dice la lettera di apertura indirizzata ai figli, Lucia e Claudio, che erediteranno quel che sarà il 2060. Lo dice il capitolo Cultura, attraversando i gangli coevolutivi della nostra specie assieme ai cani. Lo dice Mondo Nuovo, a chiusura del libro, evocando la lettura di Moby Dick nel 2150 dopo l’estinzione dei capodogli.
[…] Il tempo è in caos perché sono in caos le eco-geografie e le mappe cognitive. “[…] tutto il problema dell’Antropocene è un problema di tempo: tempo che manca, tempo che resta, tempo che si frantuma, tempo rubato, tempo che giace in un dopo fuori dalla nostra portata […] E la prima cosa che possiamo notare è che oggi siamo ossessionati dal tempo lineare, così come, di conseguenza, siamo incapaci di gestire narrazioni temporali complesse” (p. 76).
Da: “Nel labirinto dell’Antropocene” su “La Grande Estinzione“